Durante la sua vita Jigoro Kano fu sempre ben consapevole di quante conoscenze la società giapponese avesse appreso dall’Occidente e non si oppose mai a questa tendenza. Tuttavia, sapeva anche che l’interesse nella cultura giapponese tradizionale sarebbe gradualmente diminuito. Per controbilanciare questa tendenza stimolò i suoi connazionali affinché s’impegnassero a far conoscere le arti giapponesi, in patria e all’estero.
Sulla base di tali pensieri si mosse nel maggio del 1922. Jigoro venne a sapere che c’era un giovane Maestro di Karate, di nome Funakoshi, che stava cercando, con scarsi risultati, di diffondere a Tokyo il suo stile: lo Shotokan. Incuriosito, Kano lo invitò per tenere una dimostrazione presso il Kodokan (che a quel tempo si trovava nel distretto di Hondo). La dimostrazione ebbe luogo il 17 maggio.
Shinkin Gima, allievo di Funakoshi (che partecipò alla manifestazione), racconta: "Per la dimostrazione, il Maestro Funakoshi ha fatto innanzi tutto una presentazione del Karate di Okinawa, poi ha eseguito il kata Ku-shan-ku, in seguito io ho eseguito Xaifanchi. Dopo la dimostrazione dei kata, abbiamo mostrato un esercizio di combattimento convenzionale. Al termine della dimostrazione il Maestro Kano ha detto: ‘Signor Funakoshi, penso che il Karate sia un'arte marziale onorevole. Se pensa di diffonderla a Hondo, potrei darle un aiuto, qualunque esso sia. Mi dica cosa posso fare per lei’. Sono certo che fu a seguito di queste parole di incoraggiamento, da parte del Maestro Kano, che il Maestro Funakoshi decise di rinunciare a ritornare a Okinawa".
Da quel giorno il Karate Shotokan ebbe una notevole diffusione. Inoltre, il Maestro Funakoshi chiese a Jigoro di poter replicare il gi (divisa) del Judo rendendolo più leggero e performante per i movimenti del Karate. Kano acconsentì dando così il via all’ideazione del karategi.
Inoltre, Jigoro pensò che per raggiungere i risultati che si era preposto aveva bisogno di far conoscere il Judo alla culture straniere.
La sua priorità iniziale fu quella di includerlo nel programma di studi di tutti i licei e di tutte le università del Giappone.
Grazie al rispetto che suscitava negli altri, alla fine Jigoro riuscì a portare a termine la sua proposta e così, in poco tempo, il numero dei praticanti di Judo aumentò a dismisura: all’inizio del Novecento i judoka in Giappone erano più di cinquemila.
La sfida successiva fu quella di far conoscere il Judo al resto del mondo. Tale impresa si dimostrò più complicata del previsto. Alcuni dei problemi più seri erano di natura finanziaria. Molti dei primi istruttori giapponesi, che andavano ad insegnare nei paesi stranieri, furono costretti, per guadagnarsi da vivere, a partecipare ad incontri con pugili e lottatori.
Naturalmente Kano non apprezzava vedere il Kodokan Judo ridotto ad un deprimente spettacolo di intrattenimento; voleva a tutti i costi che la sua reputazione rimanesse ad alti livelli.
In seguito, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e la cancellazione dei Giochi Olimpici di Tokyo del 1940, il processo di internazionalizzazione subì un arresto improvviso. Sempre più persone in giro per il mondo cominciarono ad evitare, e a criticare, qualunque cosa provenisse dal Giappone.
Dopo la guerra, la rinascita dell’interesse internazionale nei confronti del Judo fu dovuta principalmente ad una serie di sviluppi avuti in Europa. Nel luglio del 1951 venne istituita la Federazione Internazionale Judo (IJF), organizzazione che si impegnò attivamente a promuovere il Kodokan Judo; tanto che l’interesse da parte delle varie nazioni del mondo cominciò pian piano a crescere nuovamente.
Il primo ed il secondo Campionato Mondiale si tennero a Tokyo rispettivamente nel 1956 e nel 1958. In entrambe le occasioni i giapponesi conquistarono i primi posti. Tuttavia, nella terza edizione, tenuta a Parigi nel 1961, l’olandese Anton Geesnik sfatò il mito dell’invincibilità del Giappone, diventando il primo Campione Mondiale di Judo non giapponese.
Anche se, a quel tempo, molti nipponici finirono per considerarlo un giorno disonorevole per il Giappone fu, in realtà, un giorno splendido per il Judo, nel senso che tale vittoria servì ad aumentare la fiducia in sé dei judoka stranieri e, di conseguenza, incoraggiò molte persone ad intraprenderne la pratica.
In effetti, il Judo era entrato a far parte del patrimonio culturale del mondo.
Alla cinquantasettesima riunione del Comitato Olimpico Internazionale, tenutasi a Roma nel 1960, il Judo venne formalmente approvato come sport olimpico e venne inserito, ufficialmente, nelle Olimpiadi di Tokyo del 1964.
Erano passati ventisei anni dalla morte di Jigoro Kano e ci volle più di un secolo per realizzare il suo sogno: far diventare il Kodokan Judo uno sport globale.
Anche se il Judo si è sviluppato, più o meno, secondo i piani di Jigoro il suo aspetto agonistico è, forse, diventato più marcato di quanto lui avrebbe voluto. Ciò è parzialmente dovuto al fatto che, dopo la morte di Kano, furono pochi i Maestri giapponesi della sua levatura, dotati delle capacità o della dedizione necessarie per guidare lo sviluppo del Judo su scala mondiale.
Anche se è naturale che gli sport siano influenzati dai cambiamenti che avvengono nella società è opportuno non mettere il Judo sulla strada che potrebbe condurre al professionismo vero e proprio.
Un tale sviluppo andrebbe totalmente contro i desideri di Jigoro Kano.